Dagli Scritti di Padre François Xavier Schouppe (1823-1904).
Come un buon mezzo di soddisfare in questo mondo, notammo l’uso dei sacramenti, e soprattutto il riceverli santamente all’avvicinarsi della morte. Ci avverte il divin Maestro nel Vangelo di ben prepararci alla morte, onde preziosa sia ai suoi occhi e degno coronamento d’una vita cristiana. Egli desidera che partiamo da questo mondo pienamente purificati, e che comparendo dinanzi a Dio siamo trovati degni d’esser ammessi subito fra gli eletti. Si è per questo che, in via ordinaria, ci concede prima di morire i patimenti d’una malattia, e che istituì i sacramenti, per aiutarci a santificare questi patimenti e disporci perfettamente a comparire alla sua presenza.
Tre sono i sacramenti che si devono ricevere in tempo di malattia: la confessione, che si può fare quando si vuole; il santo Viatico, e la Estrema Unzione, la quale si può ricevere quando vi è pericolo di morte. Questa circostanza del pericolo di morte si deve largamente estendere e con morale apprezzamento. Non è necessario che vi sia un imminente pericolo di morte o che sia perduta ogni speranza di guarigione: basta che sia probabile e prudentemente supposto, anche quando non vi fosse altra malattia che la vecchiaia.
Gli effetti dei sacramenti ben ricevuti corrispondono a tutti i bisogni, a tutti i legittimi suoi desideri degl’infermi. Questi divini rimedi purificano l’anima dai suoi peccati ed accrescono il suo tesoro di grazia santificante; fortificano l’infermo e l’aiutano a sopportare con pazienza i mali, a trionfare degli assalti del demonio nell’ultimo momento, ed a fare generosamente il sacrificio della propria vita. Di più, oltre gli effetti che producono sull’anima, i Sacramenti esercitano la più salutare influenza sul corpo. L’Estrema Unzione [...] solleva l’infermo e addolcisce i suoi dolori, anzi gli rende la sanità, se Dio lo giudica espediente alla sua salute.
Dunque i Sacramenti sono per i fedeli tutti un immenso aiuto, un inestimabile benefizio. Il demonio quindi cerca che non si ricevano, o si ricevano troppo tardi o male. Quante anime per non aver prontamente ricevuto i Sacramenti cadono nell’inferno, o almeno in mezzo ai più profondi abissi del Purgatorio!
Per schivare tanta disgrazia, la prima cura del cristiano, in caso di malattia, dev’essere di pensare ai Sacramenti e di riceverli al più presto possibile, mentre ancora possiede le sue facoltà. Noi invitiamo a questa cosa per le seguenti ragioni: 1° col ricevere prontamente i Sacramenti, l’infermo avendo ancora tanta forza per ben prepararvisi, ne raccoglie tutto il frutto; 2° esso abbisogna d’esser munito il più presto possibile di questi divini soccorsi per sopportare i dolori, vincere le tentazioni e santificare il tempo prezioso della malattia; 3° non è che col ricevere assai per tempo l’Olio santo, che se ne può ricevere gli effetti per la corporale guarigione.
Giacché qui bisogna notare un punto capitale: il rimedio sacramentale dell’Olio santo produce il suo effetto sulla malattia, nel modo dei rimedi materiali. Somigliante ad un eccellente medicamento, asseconda la natura, nella quale ancora suppone un certo vigore, di maniera che l’Olio santo non può esercitare la medicinale sua virtù quando la natura è troppo indebolita e pressoché estinta la vita. Quindi molti infermi muoiono perché fino agli estremi differiscono di ricevere questo sacramento, mentre non è cosa rara il veder guarire quelli che si affrettano a chiederlo.
Alfonso parla d’un infermo, che non ricevette che assai tardi l’Estrema Unzione, e subito dopo morì. Ora, Dio, dice il santo dottore, per rivelazione fece conoscere che se avesse ricevuto quel sacramento più presto, avrebbe ricuperato la salute.
Tuttavia l’effetto più prezioso degli ultimi Sacramenti è quello che operano sull’anima, purificandola dalle reliquie del peccato e togliendole od almeno diminuendole i suoi debiti di pena temporale, fortificandola per sopportar santamente le sofferenze, riempiendola di confidenza in Dio ed aiutandola ad accettare la morte dalle mani divine in unione con quella di Gesù Cristo.
[Brano tratto da “Il dogma del Purgatorio”, di Padre Francesco Saverio Schouppe, traduzione di Don Antonio Buzzetti, tipografia e libreria San Giuseppe degli artigianelli, Imprimatur: Taurini, die 7 Aprilis, 1932, Can. Franciscus Paleari, Provic. Gen.].