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martedì 2 maggio 2017

Testimonianza

Pubblico la testimonianza di una mia amica.


Caro D., finalmente, dopo un tempo difficile e travagliato, ecco una sera silenziosa e tranquilla in cui poter scrivere, come avevo promesso, la mia testimonianza. Con umiltà la porgo a gloria di nostro Signore Gesù, amico fedelissimo e compagno in tutte le vicissitudini della nostra vita. Il mio desiderio è quello di divulgarne una fervente e fiduciosa devozione. Al contempo, un atto di carità al mio prossimo tutto, lontano o vicino e sconosciuto o conosciuto che sia... Non siamo soli, Dio davvero è con noi e ci conduce! 

Ecco: io, tempo fa, sono stata abbandonata dai miei genitori e questo mi ha provocato una profonda ferita... Ho provato rabbia e rancore, un profondo indicibile dolore e lo sgomento perchè non capivo come mai in un momento di difficoltà i miei genitori mi voltassero le spalle. Avevo perduto il mio lavoro e tutto quello che avevo, eccetto mia figlia, unica gioia per me! I miei genitori decisero di aiutare mia figlia e di respingere me. Mi sono ritrovata sola una mattina, erano le quattro. Mio padre per costringermi ad andare via mi picchiò duramente. Ero sconvolta e avevo paura. Ero confusa e non sapevo dove andare. Poi, un incontro, stavo seduta sulla panchina dei giardinetti sotto casa ed erano già le otto circa del mattino. Una mia amica d'infanzia mi venne incontro, una suora laica. Mi abbracciò chiedendomi perchè quell'aria strana e mi confidai. Mi condusse presso l'istituto delle Suore e insieme raccontammo la storia mia e quello che mi era appena accaduto. La Superiora non esitò e mi accolse e soccorse immediatamente. Chiamò le altre sorelle e subito fui ricolma di cure e attenzioni... Quanta dolcezza, quanto affetto e quanta generosità! Pensai che loro fossero quegli Angeli che tutte le sere chiedo al Padre di mettermi accanto. Allora non sapevo ancora cosa sarebbe accaduto. Oggi, dopo due anni, posso raccontarvi che per ben otto mesi sono stata parte della loro comunità: mi hanno curata e amata come una figlia! Abbiamo pregato insieme ogni giorno ed  io ero ben felice di ripagarle con tutta la mia collaborazione. Seguivo i loro tempi quotidiani, condividevo fatiche e riposi. Pregavo ogni giorno con loro, finchè recuperai tutte le mie forze e mi rimisi alla ricerca di lavoro che trovai. Dopo un po’ Gesù mi fece incontrare una coppia di amici d'infanzia. Due bravi ragazzi, giocavamo insieme da piccoli, adolescenti si studiava, si usciva a fare lunghe passeggiate... Adesso, li vedevo sposati e genitori. Io ero stata fuori a studiare e vi ero rimasta. Beh, la gioia di ritrovarci fu tanta e quando capirono che abitavo dalle suore rimasero in silenzio e mi salutarono. Dopo qualche giorno tornarono a cercarmi e mi proposero di andare a vivere nella casa della mamma di lui che, ormai, non c'era più. Non credevo a quello che sentivo e vedevo e cominciai a piangere. La casa aveva una caratteristica che io chiedevo a Gesù sorridendo: un balconcino per vedere l'alba e la natura e curare qualche fiore. Solo Lui sapeva di questo mio desiderio. Solo Gesù era a conoscenza della mia gioia di vedere l'alba e i momenti di contemplazione nel silenzio del mattino...  Non solo l'ebbi ma potei trasformarlo in un piccolo giardinetto pieno di fiori! Che meraviglia!... Due anni dopo, a Natale, a mio padre vengono diagnosticate delle metastasi. A lui non era bastato che io avessi trovato una casa ed un lavoro. Non ero alla sua altezza!! La domenica, quando potevo vedere mia figlia, lui la portava a fare gite fuori porta. Non so spiegarvi quanto dolore e anche quanta rabbia, ma le mie suorine mi consolavano molto e pregavamo insieme affinchè io non tramutassi la rabbia in odio. Esse sempre mi dicevano canalizza le tue energie per fare del bene agli altri. Aprii un guardaroba occupandomi della raccolta di abiti ed accessori per i carcerati e le famiglie in difficoltà. Ho fatto amicizia con tanti volontari e persone di fede autentica con le quali pregare. Se ripenso a tutto questo sorrido perchè mi sembra di essere una donna ricchissima di gioia e vedo che nella mia vita splende un sole caldo e immenso. Papà è morto all'alba del lunedì di Pasqua e non ci siamo dati un abbraccio, uno sguardo e neppure un saluto. Io andavo a trovarlo in ospedale e rimanevo fuori dalla porta della sua stanza, regolarmente aperta. Lo guardavo da lontano e poi andavo via. Mia madre mi ha fatto la sua prima telefonata il giorno del Sabato Santo dicendomi che papà aveva perso conoscenza e che, se volevo, potevo andare. Sapevo che non era vero! Papà è rimasto lucido e consapevole fino alla fine (…). Il travaglio spirituale di quegli ultimi giorni, per me, è stato terribile. Pensieri, dubbi, sentimenti contrastanti, dolore, amarezza... Il mio abbandono e come perdonarlo? Non ci riuscivo e continuavo a pregare, a chiedere scusa a Gesù per i miei pensieri e la mia rabbia, e avevo paura che la mia spiritualità venisse meno. Il lunedì di Pasqua stavo seduta in una camera mortuaria accanto ad un uomo che mi aveva fatto soffrire incredibilmente, un non credente ed era mio padre! Cominciai a domandarmi se ad avere ragione non fosse lui. Ero inquieta, non riuscivo a starmene lì seduta in silenzio. I dubbi cominciarono ad insinuarsi con crescente insistenza e cominciai anche a rimproverarmi di essere un'ingenua che crede a tutto. Non so dire la misura della mia sofferenza e neppure di quanto mi sentissi stupida e inutile in quel momento!! ... Per l'incapacità di riuscire a sopportare quello stato d'animo e per mettere a tacere sentimenti, pensieri ed emozioni, tirai fuori dalla borsa la mia coroncina di legno. Non ricordavo più i misteri del rosario che recito ogni giorno! Fa nulla, riflettei, lo faccio comunque! Dopo non stavo ancora meglio e pensai di fare la coroncina della misericordia, pasticciai un po’ all'inizio perchè le preghiere mie quotidiane non me le ricordavo più, stando lì in quel luogo, in quella circostanza, in balia di quel tormento! ... Invece, pregai e pregai ancora, finchè non fui certa che ormai stavo bene ed avevo messo a tacere ed avevo allontanato dal mio cuore ogni tentazione ed ogni dubbio. Conclusi che avevo fatto una veglia per mio padre di almeno tre ore, pur non avendolo desiderato né programmato. Al funerale arrivai prima della salma e la Chiesa era vuota. Ero in fila centrale al primo banco e aspettavo l' uomo che mi aveva fatta soffrire e volevo consegnarlo personalmente a Dio, per avere la mia giustizia. Ma Dio si commosse davanti alla mia sofferenza e quando mi alzai per prendere posto nella fila laterale primo banco, tutti si alzarono e mi sedettero intorno. Mi abbracciavano e mi baciavano e mi stringevano forte le mani. Accompagnai mio padre serena quel pomeriggio con l'Adorazione Eucaristica presso la cappella delle suore e non lo avevo programmato! Ho capito cosa mi ha voluto insegnare Gesù: il perdono!!!
Io non sapevo perdonare e Gesù mi ha accompagnata mano nella mano facendomi vedere cosa voleva che facessi: pregare! Voleva che confidassi in Lui e che mi fidassi di Lui. Ha raccolto la mia sofferenza e l'ha tradotta in serenità. Ha preso il mio senso di abbandono e mi ha fatto sentire figlia del Padre nell'affetto delle persone presenti. Ha preso i miei dubbi e mi ha dato la certezza.

Non abbiate paura, chiunque voi siate e ovunque voi siate, se vi sentite soli e abbandonati, abbiate la certezza che così non è. Gesù ci ama e davvero è in mezzo a noi! Abbiate solo il coraggio di cominciare a pregare e Lui vi verrà incontro. Non siamo soli e questa sia la nostra vera gioia.
In Gesù e Maria un caro e fraterno saluto. 

(Lettera firmata)